Ais Bari e “Trova l’intruso”: un successo il primo degli eventi-inchiesta all’insegna del “giallo”, dedicati all’approfondimento di vitigni e territori

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intruso

Quando il vino si tinge di “giallo”. Ma, paglierino o dorato che sia, il giallo in questione non è il colore di alcuni bianchi che colpisce la vista e preannuncia sentori di frutta e di fiori. Questo giallo è il mistero, il segreto e la scoperta. E’ ripresa così, all’insegna dell’intrigo, l’attività della Delegazione Ais di Bari dopo la pausa estiva. Il 26 settembre, nell’accogliente sede dell’Hotel Hilton Garden Inn di Bari, si è svolto il primo appuntamento della rubrica “Trova l’intruso”.

Ad ispirare l’iniziativa è stata l’idea di approfondire la conoscenza di un vitigno, di cui viene svelata l’identità, attraverso la comparazione con un altro vitigno la cui identità viene mantenuta segreta al fine di essere scoperta dai partecipanti. Per il primo appuntamento la delegazione barese non poteva che scegliere un nobile vitigno a bacca rossa, tanto amato quanto odiato, conosciuto ed allevato in tutto il mondo: il Pinot Nero, l’enfant terrible.

Ai numerosi soci e simpatizzanti intervenuti,  divisi in piccole squadre investigative,  è stata  perciò affidata la degustazione di quattro vini serviti rigorosamente alla cieca:  tre prodotti da Pinot Nero  e una dal vitigno segreto. La mission per tutti: trovare l’intruso!

Ma, per svelare i misteri, bisogna analizzare gli indizi: e quando  il mistero riguarda un vino, gli indizi sono innumerevoli, cominciando dal terroir per terminare nel bicchiere. A fornire  queste indicazioni, affiacando i partecipanti nella degustazione, è stata la sommelier relatrice Angela Giasi. 

La relatrice ha innanzitutto ricordato come il pinot nero meriti appieno l’appellativo di enfant terrible, essendo un vitigno difficile da coltivare quanto impegnativo da vinificare, perché richiede terreni magri, clima fresco ed escursioni termiche. Sono state, quindi, svelate le zone di provenienza dei quattri vini in degustazione: Bassa Langa (Piemonte), Colline del Belice (Sicilia), Haute Cote (Borgogna) e Caldaro (Alto Adige).

Infine, bellissime immagini di vigne e grappoli hanno fornito ulteriori importanti indizi: buccia sottile, colore blu scuro e grappolo serrato il Pinot Nero,  forma oblunga e colore blu chiaro il grappolo misterioso. Nel bicchiere, poi, la degustazione è diventata ancora più intrigante.

Guidati dalla relatrice, i partecipanti, come novelli Sherlock Holmes, hanno affinato i loro strumenti di indagine: non lenti di ingrandimento, ma vista, olfatto e gusto. Le tre tipologie di Pinot Nero hanno rivelato profonde differenze tra loro attribuili ai differenti territori di provenienza; ma, pur nella diversità  legata al terroir, il Pinot ha svelato nel suo profondo una personalità  che lo rende inconfondibile.

Innanzitutto il colore, scarico e trasparente; quindi i sentori di frutta rossa, che si mescolano a note animali;  infine eleganza ed equilibrio, con tannini quasi assenti. Ebbene, proprio questi tratti comuni hanno consentito di individuare,  nel terzo dei vini serviti, il misterioso intruso. In questo bicchiere, al colore scarico si è contrapposto  un intenso rosso rubino tendente al granato; sui frutti rossi, pure presenti, sono prevalsi sentori di liquirizia e spezie; alla eleganza si è contrapposto un gusto decisamente più caldo e tannico.

Se poi è vero che il pinot nero richiede un clima fresco, allora la zona di provenienza dell’intruso non poteva che essere la Sicilia. E così, a questo punto, il quadro investigativo è stato completo: siciliano, rubino intenso, sentori di frutti rossi e spezie, abbastanza tannico. L’intruso non poteva che essere il nerello mascalese!

Grande plauso per l’esperto investigatore che ha risolto il mistero e per tutti appuntamento alla prossima inchesta dell’Ais Bari.

Maria Carmela Santoro

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