di Annalucia Galeone
La storia del Primitivo di Manduria, da distinguere dal cugino Primitivo di Gioia del Colle, potrebbe avere inizio con il classico: c’era una volta un vitigno dalla provenienza incerta, bistrattato e sottovalutato nelle sue potenzialità, poi un bel giorno arrivò la svolta ……..
Il cambiamento è documentato con precisione certosina nel testo: ‘Primitivo di Puglia’, autore il dott. G.Baldassarre, studioso e profondo conoscitore del vitigno emblema del territorio in oggetto.
“Ogni vitigno ha una storia da raccontare – scrive Baldassarre – più o meno lunga e più o meno ingarbugliata, anche se sempre appassionante e vincente.
Quella del primitivo e dei suoi fratelli, che via via sono ricomparsi sulla scena a sorpresa, trovo, però, che sia una vicenda davvero imprevedibile, capace di andare al di là della più fervida immaginazione.
Come in un riuscito film giallo, la soluzione, che sembrava più volte a portata di mano, è stata poi rimandata e rimessa in discussione da nuovi colpi di scena e da sviluppi inattesi.
Nell’arco di meno di vent’anni il Primitivo pugliese è stato protagonista di un exploit davvero sorprendente, che lo ha portato dall’essere una cenerentola a divenire una stella di prima grandezza.
Essere considerato non solo uno dei migliori vini pugliesi, ma addirittura uno dei più acclamati rossi italiani è per il Primitivo un riconoscimento che riempie di orgoglio”.
Il suo nome deriva dal fatto che la pianta fiorisce in anticipo, e i suoi grappoli maturano precocemente, circa due-tre settimane rispetto ad altri tipi di vite.
L’area di produzione, ricade nelle provincie di Taranto e Brindisi.
Tale zona è così delimitata:in provincia di Taranto, i territori dei comuni di Manduria, Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico,San Marzano di San Giuseppe, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana.
In provincia di Brindisi i territori dei comuni di Erchie, Oria e Torre S.Susanna.
Il tessuto produttivo è costituito da aziende di piccole e medie dimensioni, in alcuni casi veri e propri artigiani del vino, che con passione e caparbietà hanno creduto in un progetto di sviluppo alternativo alla vocazione iniziale, la produzione di uve da taglio.
La forma di allevamento prediletta è quella ad alberello di origine greca. La produzione media è piuttosto bassa, 50 quintali per ettaro circa da ridursi a 15/25 quintali nelle vigne di 40 anni e oltre.
Colore: rosso intenso, tendente al granato con l’invecchiamento; al naso: ampio, complesso; alla beva: dal secco all’abboccato, caratteristico.
Il vino è naturalmente espressione del territorio di provenienza, variano di conseguenza la struttura e le sfumature odorose. Il Primitivo di Manduria esprime maggiore opulenza nei profumi ed eccelle per forza, per ricchezza di estratti e per carattere, nell’agro di Sava ‘colpisce per l’avvolgenza’.
La svolta, ha inizio nel 1975 con la nascita della DOC Primitivo di Manduria, nel 1999 viene fondata l’associazione Strada del Primitivo di Manduria e nel 1998 nasce il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.
L’anno della riscossa è il 2011: con l’approvazione della DOCG per il Primitivo di Manduria Dolce Naturale, (la prima in Puglia), e la modifica del disciplinare del vino DOC.
I passi in avanti continuano con l’elezione del Primitivo di Manduria Es di Gianfranco Fino tra i migliori vini rossi italiani.
L’anonimo vitigno pugliese conquista la ribalta, evolve in concorrente di tutto rispetto nel confronto con altri vitigni più blasonati.
Tanto occorre lavorare ancora per creare sinergia e per promuovere il nostro territorio.
La storia continua …..