di Gianni De Gerolamo
Incontriamo il Presidente della Cantina Cooperativa San Donaci nel paese omonimo in provincia di Brindisi, terra di Negroamaro e di antiche tradizioni vitivinicole.
La Cantina San Donaci poggia la sua storia su principi fatti di aggregazione, mutualità e sussidiarietà di una società che nasce come cooperativa. Ma parla anche di tenacia, di stimolare dal basso una condivisione produttiva rivolta al raggiungimento di pregevoli standard qualitativi con prodotti ormai riconosciuti ed apprezzati da un mercato sempre crescente.
Una esperienza nata in Salento nel 1933 dallo spirito imprenditoriale di 12 agricoltori che hanno creduto nella loro terra e nel suo prodotto più importante: il vino. Oggi, dopo 80 anni, i soci sono 245, tempo ne è passato e delle origini resta un vecchio stendardo di rappresentanza, cimelio ma soprattutto orgoglio della cooperativa, ormai scolorito, oltre a qualche alberello di Negroamaro.
Proprio da questo vitigno e da questo antico sistema di allevamento nasce il vino di punta della cantina, “l’Anticaia” affinato in barrique collocate nelle antiche cisterne aziendali, perfetta “Cantina Naturale”, luogo ideale a temperatura ed umidità costante.
Cinquecento ettari complessivi collocati geograficamente nel Salento al confine tra la provincia di Brindisi e quella di Lecce nell’agro di Guagnano, attraversando una notevole varietà terreni, microclimi e tradizionali vitigni come Negroamaro, Primitivo e Malvasia Nera ma anche Malvasia Bianca, Bombino, Trebbiano ed interessanti utilizzi di internazionali come Chardonnay, Cabernet, Merlot e Sirah.
Facciamoci raccontare qualcosa dal Presidente della cantina Marco Pagano alla guida di questa azienda dal 2009.
Cantina San Donaci, ottanta anni e non li dimostra. Presidente, questa cantina è stata una azienda simbolo per quanto riguarda la rinascita delle enologia pugliese. Quali sono state le più importanti trasformazioni volte alla qualità?
La nostra primaria attenzione è stata rivolta ai nostri soci produttori, accompagnandoli con specialisti di professionalità per l’ottenimento della migliore qualità delle loro uve. Non sono mancati, quando necessario, gli adeguamenti strutturali e tecnologici per garantire una ottimale vinificazione. Ultimo elemento, determinante per l’esaltazione dei nostri prodotti è stato recuperare, nella pancia della cantina, le vecchie cisterne divenute “luogo sacro” per l’affinamento dei nostri vini in pregiate barrique di rovere. Il tutto inserito in perfetta armonia nella ricchezza dei un territorio che ha voluto nei secoli farci dono del migliore nettare di Bacco.
Uve storiche come Negroamaro, Primitivo e Malvasia Nera ma anche blend con vitigni internazionali. Qual’é il rapporto tra tradizione e gusto internazionale nei vostri prodotti?
L’obiettivo primario della nostra cantina è sicuramente quello di tutelare e salvaguardare la storia della nostra vitivinicoltura per qui primaria è l’esaltazione e la più qualificata offerta dei nostri vini autoctoni. 80 anni di storia con i risultati che si porta a presso confermano il buon lavoro dei soci e degli amministratori che si sono susseguiti. L’essere diventati cittadini del mondo non poteva prescindere, attraverso la ricerca e l’innovazione, a considerare importante il gusto e le preferenze dei consumatori del mondo. Si è voluto infine anche verificare un possibile connubio tra i nostri vini autoctoni ed alcuni internazionali. il risultato è stato più che soddisfacente anche se, riteniamo che appieno titolo il Negroamaro, Primitivo e Malvasia Nera debbano essere “Ambasciatori” nel mondo delle nostre produzioni e del nostro territorio.
Come sta andando il mercato pugliese in Italia e all’Estero?
Possiamo certamente ritenerci soddisfatti dell’attuale situazione di mercato. La Puglia in questi ultimi anni ha lavorato molto per recuperare un notevole ritardo nella valorizzazione diretta del proprio vino, oggi riceve la gratificazione per avere osato di più. Il mercato italiano risente di un calo significativo nei consumi rispetto al secolo scorso, ma è aumentata l’esigenza di prodotti di qualità che chiama le nostre aziende ad organizzarsi e strutturarsi sempre meglio per una adeguata risposta. La mancanza di pesantezza del mercato del vino è generata da una richiesta, al momento in crescendo, che viene dall’estero. Un mercato che oggi ci sta incoraggiando a continuare a produrre vini. Ulteriore conferma la riceviamo dai continui e numerosi riconoscimenti nei concorsi enologici internazionali.
“Volontà di unirsi per crescere”, sono fra i motivi fondanti di San Donaci. Le riveste anche il ruolo di Presidente di Confcooperative Puglia, quale potrebbe essere il contributo che il consociativismo può dare alla filiera pugliese?
Da sempre e soprattutto in un contesto produttivo eccessivamente parcellizzato la risposta alle proprie esigenze produttive e commerciali, non poteva che trovare risposta nell’aggregazione. Cantina San Donaci, pioniere nella cooperazione ha voluto, quasi un secolo fa, indicare un percorso che poteva, nel tempo, risultare vincente. In tali principi, quelli della cooperazione, affondano le radici della mia convinzione che l’aggregazione rimane uno strumento eccezionale per accelerare e migliorare lo sviluppo complessivo del territorio. La responsabilità del presidente di Conf-cooperative Puglia mi porta a sollecitare le nostre cooperative alla innovazione e alla creazione di ulteriori strumenti o soggetti che possano facilitare il consolidamento e lo sviluppo della loro attività d’impresa, con conseguente beneficio per l’intera filiera agroalimentare pugliese.
Quali novità ci aspettano per i prossimi ottanta anni, ma anche oltre?
Il vero segreto del successo, indipendentemente dall’età, sta nel risultare sempre attuale. Pertanto nei prossimi secoli la Cantina San Donaci risulterà un’appetibile e desiderata “Donzella da sposare”.
Partiamo da noi, perché questo racconto è sintesi di perfetta armonia fatta di parole magiche come tradizione, innovazione qualitativa e perfetto esempio di consociativismo e di come questo perfetto connubio può risultare strategico per il futuro così come lungimirante è stata la volontà dei primi docici.
“Così a conclusione di queste brevi riflessioni auspico che la vitivinicoltura e le future generazioni sappiano garantire un brindisi intorno al mondo con un calice del nostro eccellente Negroamaro”, è il saluto del Presidente Pagano.
Un brindisi al quale non possiamo sottrarci, magari visitando la cantina o incontrandoli a Vinitaly padiglione 11 della Regione Puglia allo stand C3-C4.